SOMMARIO:
1. Introduzione
2. Dolcificanti e cancerogenicità
3. Gusto dolce e appetito
4. Aspartame, indice glicemico e microbiota intestinale
5. Considerazioni finali
1. Introduzione
Il termine Edulcorante a basso contenuto calorico si riferisce alle sostanze che posseggono zero oppure poche calorie o che hanno un potere dolcificante talmente superiore al saccarosio (il comune zucchero da cucina) da poter essere utilizzate in quantità talmente minima da non influire sull’apporto calorico.
Nonostante i presunti allarmi, tutti gli edulcoranti presenti sul mercato sono stati sottoposti a test di sicurezza che hanno un processo di approvazione che dura dai dieci ai venti anni.
L’approvazione di queste sostanze a livello europeo si basa sull’opinione dell’EFSA e sul suo gruppo di esperti indipendente (nominati in base alla comprovata autorevolezza in ambito scientifico).
Durante il processo di approvazione viene stabilita una DGA (Dose Giornaliera Accettabile) che rappresenta la quantità di sostanza che può essere assunta quotidianamente per tutta la vita senza provocare alcun danno.
La DGA viene stabilita in base al NOAEL, che sarebbe il No Observed Adverse Effet Level, ovvero la dose massima che non ha provocato nessun effetto riscontrabile negli studi. E viene calcolata su un fattore ulteriore di sicurezza, dividendola per 100 (o più).
Entrambi si esprimono in mg/kg di peso corporeo al giorno.
Chiarito questo punto, vediamo le accuse più comuni (Oltre queste ce ne sono molte altre, tipo l’iperattività provocata nei bambini, smentita, ecc ecc).
2. Dolcificanti e cancerogenità
Saccarina: Alcuni studi avevano messo in dubbio la sua sicurezza osservando un incremento nel tasso di rischio di tumore alla vescica nei ratti maschi, ad alti dosaggi (paragonabili a centinaia di lattine di bevande edulcorate al giorno). Successivamente si è visto che questo aumento di rischio è di trattazione specie specifica nei ratti maschi. Nell’uomo il meccanismo è totalmente diverso. Le ricerche negli ultimi 25 anni dimostrano in modo convincente che la saccarina non provoca cancro nell’uomo.
Aspartame: Nel 2005, la Fondazione Europea Ramazzini sosteneva una correlazione tra aspartame e cancro, sia nei ratti che negli uomini. L’EFSA ha analizzato lo studio è ha concluso che conteneva difetti significativi (i dati stabilivano che non vi era coerenza tra dosaggio e rischio, non era stata condotta un’analisi di sopravvivenza adeguata e infatti in studi precedenti non era stati riscontrati questi effetti.) pertanto non vi erano state ragioni per rivedere la DGA di 40 mg /kg peso corporeo / giorno.
Oltre all’EFSA, anche altri organi indipendenti hanno analizzato gli studi e ne hanno respinte le conclusioni.
Inoltre, nel 2007, una review basata su più di 500 studi negli ultimi 25 anni concludeva che l’ipotesi di effetti avversi non aveva alcuna base scientifica credibile.
Nel 2010 l’EFSA, in collaborazione con 18 esperti di 10 paesi europei, vista la continua ribalta di notizie circa la cancerogenicità dell’aspartame, ha revisionato tutte le pubblicazioni dal 2002. È stato concluso che non era stata individuata nessuna evidenza che richiedesse un riesame dei precedenti pareri circa la sicurezza dell’aspartame.
3. Gusto dolce e appetito
Negli anni 80 qualcuno affermò che gli edulcoranti potessero stimolare l’appetito, favorendo in tal modo l’aumento di peso, rispetto alla sola assunzione di acqua.
Gli autori dello studio in questione avevano analizzato l’aumento di appetito al seguito dell’assunzione di soluzioni concentrate di edulcoranti rispetto all’assunzione di sola acqua. Gli stessi autori hanno poi effettuato uno studio successivo con l’assunzione di diversi edulcoranti e non si osservò alcun aumento di peso totale.
Successivamente a questi, numerosi studi hanno concordato che la sostituzione del saccarosio con edulcoranti non porta ne ad un aumento della sensazione di fame né ad un aumento dell’assunzione alimentare sia in sovrappeso che in normopeso.
La più ampia review sull’argomento dimostra che l’assunzione di cubo non aumenta, resta invariato o ridotta.
C’è stata anche un’osservazione particolare sul mantenimento della perdita di peso dopo il periodo di dieta e pare che donne obese trattate con edulcoranti abbiano avuto più successo a mantenere il peso nel lungo termine.
Pertanto l’opinione della comunità scientifica è piuttosto a favore dell’uso di edulcoranti in sostituzione del comune saccarosio sia come mantenimento del peso, sia nelle diete ipocaloriche.
4. Dolcificanti artificiali e aspetti metabolici
Sulla base del ruolo che la riduzione del peso corporeo ha nella prevenzione delle patologie croniche l’uso dei dolcificanti artificiali come sostituti di quelli calorici è stato fortemente incoraggiato.
Studi randomizzati e controllati hanno sottolineato una riduzione del peso corporeo modesta (circa 800g) e della circoferenza vita (circa 0,83cm) sebbene va evidenziato che si tratta di studi di durata piuttosto breve (1-4 mesi). Alcuni studi su animali hanno ipotizzato alcuni meccanismi attraverso i quali i dolcificanti potrebbero influenzare il metabolismo. In particolare hanno evidenziato un’alterazione del microbiota intestinale, sebbene al momento non sia ancora chiaro se questa alterazione possa nello specifico provocare effetti tangibili a livello metabolico. Al momento i dati sono ancora contrastanti e in fase di studio quindi è precoce stabilire delle conclusioni definitive.
5. Considerazioni finali
Nel complesso, i dolcificanti sono utili in alcuni piani dietetici per il trattamento di alcune patologie come l’obesità e il diabete, rispettando le DGA.
Gli studi sulla cancerogenicità non confermano questo rischio.
E’ ancora precoce stabilire se essi possano o meno avere degli effetti sfavorevoli a livello metabolico.
Come ogni cosa, la moderazione è sempre la via più opportuna. Dopotutto si tratta di sostanze potenzialmente utili ma non certo indispensabili.
Valeria Cangiano
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