SOMMARIO:
1. Qualche notizia sulla struttura fisiologica
2. Cosa succede quando si fa lo stretching
1. Qualche notizia sulla struttura fisiologica
L’insieme di ossa, muscoli e articolazioni viene chiamato Sistema Muscolo-scheletrico e tutti questi elementi insieme intervengono per promuovere il movimento del nostro corpo: le ossa sono la struttura di sostegno; i muscoli, generando tensione, forniscono al corpo la capacità di muoversi; le articolazioni fungono da collegamento ai muscoli per permettergli di svolgere la loro funzione. I muscoli hanno forma, struttura e scopi diversi, ma tutti condividono la stessa struttura di base. In breve il muscolo è composto da strisce di tessuto chiamati fasci, ognuno dei quali è composto da fasci di fibre muscolari, le quali a loro volta sono composte da miofibrille che hanno la capacità di contrarsi, rilassarsi, allungarsi ecc ecc.
Per semplificare, si può affermare che i muscoli operano nel modo seguente: i nervi collegano il sistema nervoso ( midollo spinale) al muscolo, incontrandosi con la congiunzione neuromuscolare. Quando arriva il segnale elettrico dello stimolo nervoso, questo viene trasmesso in profondità , stimolando attraverso processi biochimici la contrazione e generando quindi forza. Quando miliardi di sarcomeri ( l'unità strutturale e funzionale della miofibrilla, ovvero la più piccola unità del muscolo in grado di contarsi) si accorciano contemporaneamente, causano la contrazione dell’intera fibra. Sappiamo che quando una fibra si contrae, lo fa interamente; non esiste una contrazione parziale: la variazione della maggiore o minore intensità è data dal numero di fibre muscolari reclutate. Non ci soffermiamo sulla tipologia di fibre seppur questa differenziazione abbia un’influenza sul processo della contrazione (l’argomento verrà trattato in un altro momento).
Tutto intorno al muscolo e alle sue fibre esistono strutture: il tessuto connettivo elastico (la cui sostanza base funge da lubrificante che dà fluidità) e il tessuto connettivo collageno, che danno una resistenza alla trazione. Più tessuto connettivo elastico c’è attorno all’articolazione, maggiore è la possibilità di movimento dell’articolazione.
2. Cosa succede quando si fa lo stretching
Lo Stretching inizia a livello della fibra muscolare, dall’anima della stessa, il sarcomero, favorendo l’aumento dell’area posta tra i miofilamenti. Una volta che tutti i sarcomeri sono allungati, l’allungamento si trasferisce a livello del tessuto connettivo, le cui fibre si allineano lungo la stessa linea di forza. Quando si fa lo stretching, la fibra del muscolo viene tirata nella sua intera lunghezza, sarcomero per sarcomero, successivamente il tessuto connettivo interviene a sostenere la parte flaccida rimanente. Quando questo accade, aiuta a riallineare le fibre in disordine nella direzione della tensione e quindi a riabilitare il tessuto scalfito o lesionato (sappiamo che ad ogni movimento, soprattutto se intenso, si verificano microtraumi).
Inoltre all’estremità dei nervi che conducono le informazioni, esistono dei corpuscoli che hanno la funzione di individuare, controllare e regolare qualsiasi cambiamento di tensione all’interno del proprio corpo e qualsiasi spostamento. Quando il muscolo si allunga vengono inviati segnali alla colonna spinale, dando il via al riflesso di allungamento (riflesso miotatico) che tenta di resistere al cambiamento di lunghezza . Questo è un processo importante poiché ha lo scopo di proteggere il muscolo dalle lesioni, ma in contemporanea si creano i presupposti per un benefico adattamento in positivo dell’apparato motorio.
La mobilità articolare o Flessibilità è una importante qualità che contribuisce a mantenere nel fitness una buona postura, ad economizzare i gesti, a migliorare le performance sportive e prevenire gli infortuni muscolo tendinei. Negli anni si sono susseguite discussioni tra i fautori dello Stretching e i delatori, e cioè coloro che asserivano che lo stretching potesse addirittura essere dannoso. Considerando quelli che sono i presupposti anatomici analizzati globalmente precedentemente, possiamo affermare che il lavoro sulla flessibilità e allungamento muscolare hanno una grande valenza sia nella preparazione dello sportivo, che dell’amante del fitness, in quanto è evidente un grande valore di prevenzione e di miglioramento.
La flessibilità può essere passiva, attiva o dinamica e da ciò dipendono alcune “scuole di pensiero relative ai metodi di allungamento “.
La Flessibilità passiva è la capacità di assumere posizioni di allungamento e di mantenerle con o senza aiuto. Questa capacità non dipende esclusivamente dai muscoli ma anche dalla mobilità dell’articolazione e quindi dalle strutture tendinee, legamentose, dalle resistenze interne.
La flessibilità dinamica o cinetica è la capacità di condurre un movimento alla sua massima escursione.
La Flessibilità Attiva è invece la capacità di assumere e mantenere posizioni distese usando solo la tensione degli antagonisti (ad esempio sollevando la gamba in alto e mantenerla in posizione). Questo implica anche un sostenuto intervento della capacità di forza.
È vantaggioso anche adottare una tipologia mista di lavoro per il miglioramento della flessibilità che sfrutta i benefici e le modalità delle precedenti.
Stefano Della Valle
Bibliografia
atletix.net/guides/stretching/.