SOMMARIO:
1. Sintomi e disturbi d’ansia
2. Trattamento
3. Ruolo del microbiota
4. Conclusioni
A livello sintomatologico l’ansia si manifesta con due reazioni caratteristiche che dipendo dall’individuo e possono essere di impronta depressiva oppure ansiosa vera e propria. È comune avere un legame tra queste due manifestazione in cui ad un disturbo d’ansia iniziale si associa un successivo comportamento depressivo ma non è da escludere l’opposto, ovvero manifestazioni di depressione iniziale sfociano in un perenne stato ansioso apparentemente ingiustificato.
Lo stress costante presente nel nostro attuale contesto sociale ha fatto sì che i nuovi casi di depressione e ansia siano statisticamente in aumento. Questo status provoca un peggioramento della qualità della vita e anche in alcuni casi disabilità vera e propria. L’ansia è il caposaldo della sofferenza psicologica nella popolazione mondiale, con prevalenza nel genere femminile.
I sintomi predominanti che caratterizzano questa condizione sono: irritabilità, difficoltà a concentrarsi, nervosismo, paura di perdere il controllo o di morire per la sfera psicologica e gastrite, problemi intestinali e nervosi per quanto riguarda i sintomi fisici. Ovviamente questi sintomi sono accompagnati da condizioni relative molte varie che rendono l’ansia non semplicissima da diagnosticare nell’immediato.
Un sintomo molto caratteristico invece è il così detto “attacco di panico”, una sensazione improvvisa, apparentemente ingiustificata, di terrore estremo accompagnata da sintomi veri come brividi, dolore al petto, tachicardia, vampate di calore, sudorazione, torpore, nausea e senso generale di “morte”.
Il trattamento dei disturbi d’ansia si basa essenzialmente sull’uso di farmaci efficaci sia nel controllare i disturbi. Il problema principale è che generalmente la loro efficacia non si evidenzia prima delle 2-4 settimane. Fanno eccezione le benzodiazepine che tuttavia non sembrano avere un ruolo incisivo nel trattamento a lungo termine.
Fin dalla nascita l’intestino umano (e non solo) è colonizzato da una vasta tipologia di organismi, definiti microbiota. Il microbiota svolge un ruolo importante per il metabolismo delle fibre, per la produzione di alcune sostante (vitamina K, acidi grassi a catena corta, ecc), contribuisce alla protezione immunitaria e sembra essere coinvolto in malattie come obesità, diabete, morbo di Crohn e asma. Alcuni studi hanno considerato il ruolo del microbiota nella comunicazione cerebrale, avendo dimostrato la sua capacità di inviare segnali dall’intestino direttamente al cervello.
I meccanismi sembrerebbero essere diversi:
– Innervazione intestinale – i microrganismi sembrerebbero influenzare l’attività nervosa utile a determinare l’attivazione del sistema immunitario
– Produzione metaboliti – tramite questi ultimi, il microbiota sembrerebbe in grado di influenzare lo stato infiammatorio, i livelli di triptofano e acido kinurenico (neuroprotettivi). Inoltre, produce direttamente neurotrasmettitori come GABA (inibitore dell’”attività” del sistema nervoso centrale) e BDNF.
Tramite questi meccanismi il microbiota potrebbe svolgere un ruolo attivo sia nel meccanismo con il quale si instaurano i disturbi psichiatrici, sia nel trattamento vero e proprio di tali disturbi.
Gli studi condotti (su animali per il momento) hanno permesso di ipotizzare che la modifica del microbioma, tramite l’uso di antibiotici (in grado di eliminare alcune specie) o probiotici (in grado di promuovere il benessere di alcune specie) potesse influenzare il comportamento dei soggetti studiati. Ad esempio, trattamenti con il Lactobacillus rhamnosus (che è anche studiato e utilizzato in ambito umano) sembrerebbero ridurre le manifestazioni di comportamento correlati ad ansia e depressione. Oppure, anche l’uso di alcuni frutto galatto-oligosaccaridi hanno evidenziato alcuni miglioramenti nel comportamento.
Attualmente non esistono ancora studi clinici che abbiamo valutato il possibile impatto dell’uso terapeutico dei probiotici sui disturbi d’ansia e depressione. Quindi è ancora precoce stabilire una terapia, anche se è possibile che esista una correlazione tra salute del microbiota e disturbi psichici.
È ormai provato che esiste una vera e propria comunicazione tra microbiota intestinale e cervello, con effettiva influenza dello stato dell’uno sull’altro.
E’ quindi importante innanzitutto preservare la salute del microbiota intestinale (a prescindere dalla messa a punto di una terapia probiotica adeguata al problema) con una dieta corretta, che ne preservi l’integrità e la funzione.
Valeria Cangiano
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